Il mercato è da sempre basato sull’equilibrio domanda-offerta, è presto chiaro dunque che le catene di approvvigionamento contano e la loro resilienza ha un ruolo chiave nella stabilizzazione del mercato, ovvero nell’assorbimento di incertezza e complessità. La crisi del Covid-19, gli effetti economici post pandemici e il conflitto in corso in Ucraina hanno messo in luce la vulnerabilità delle odierne supply chain globali che hanno evidenziato scarsa resilienza, anche per via di decenni di globalizzazione e della conseguente interconnessione tra aziende localizzate anche in aree opposte del pianeta.
Quando parliamo di supply chain ci riferiamo a due aspetti: da un lato alle fasi pratiche di pianificazione, esecuzione e controllo di tutte le attività legate al flusso di materiali e informazioni che si producono da quando viene ricevuto un ordine, dall’altro lato indichiamo l’insieme di elementi che rendono possibile lo svolgimento di tali fasi.
Possiamo facilmente riconoscere tre fasi principali che compongono la catena di approvvigionamento:
Possiamo quindi facilmente intuire come, contrariamente alla credenza diffusa, supply chain e logistica non sono sinonimi: per catena di approvvigionamento intendiamo il flusso completo che un prodotto attraversa dalla fase di acquisto delle risorse necessarie per generarlo fino alla vendita, passando la produzione, lo stoccaggio e la distribuzione; quando parliamo di logistica ci riferiamo invece all’insieme di attività organizzative e strategiche che un’impresa mette in atto per gestire i flussi in ingresso di materie prime e componenti e la distribuzione in uscita dei suoi prodotti finiti.
La supply chain diventa ogni giorno più complessa dovendo soddisfare requisiti sempre più sfidanti in termini di velocità, flessibilità, precisione ed efficienza. Le nuove tecnologie digitali e la robotizzazione dei centri logistici stanno modellando un nuovo concetto di catena di approvvigionamento.
Come arrivare alla supply chain 4.0?
Una gestione della Supply Chain efficace, basata sui dati e su una visione globale di tutta la catena, può contribuire a portare diversi tipi di benefici, i principali di questi riguardanti il miglioramento delle performance operative e la diminuzione dei costi di gestione, dunque la massimizzazione della marginalità aziendale.
Seppur viviamo in un momento complesso che fa propendere verso un approccio conservativo, soprattutto in tema di investimenti, è proprio nelle difficoltà che gli investimenti generano valore. Infatti, chi oggi riesce a mitigare i rischi di contesto consolida i propri vantaggi competitivi e ne identifica di nuovi, ottenendo non solo maggior resilienza e una riduzione dei costi, ma anche una leva per aggredire il mercato meglio dei concorrenti, guadagnando così anche in termini di ricavi e quote. Prepararsi all’incertezza a lungo termine e ai possibili sconvolgimenti, governarli meglio degli altri, deve incoraggiare le aziende a innovare le loro catene di approvvigionamento.
Ci sono tre azioni fondamentali da compiere:
Direttori e responsabili della Supply Chain hanno ora l’opportunità unica di rendere le loro catene di approvvigionamento a prova di futuro/incertezza. Per farlo devono riconoscere tre nuove priorità da affiancare agli obiettivi tradizionali: resilienza, agilità, sostenibilità.
Resilienza, per affrontare le sfide che hanno reso la supply chain un argomento di conversione diffuso. La complessità e la diversità dei rischi della catena di approvvigionamento richiedono strumenti di gestione intelligenti. Corrono così in aiuto il Machine Learning per l’analisi predittiva delle vendite e la conseguente ottimizzazione dell’intera supply chain, ma anche l’Internet of Things per tracciare i prodotti lungo l’intera catena e i sensori per misurare cosa succede in ogni singola parte dell’intero processo. Industria 4.0 ha incentivato gli investimenti in macchinari connessi, senza l’integrazione dell’Intelligenza Artificiale che estrae valore dai dati raccolti, quegli investimenti si trasformano presto in costi affondati e non generanno i ritorni che sono invece ampiamente conseguibili con l’analisi avanzata dei dati a supporto delle decisioni.
Agilità, per fornire all’azienda la capacità di soddisfare le esigenze in rapida evoluzione di clienti e consumatori. Poiché i contenuti generati dai consumatori sostituiscono le tradizionali campagne di marketing, le aziende hanno perso il controllo sui picchi di domanda: se prima un’azienda avrebbe potuto trascorrere mesi a preparare la supply chain per una campagna promozionale, ora un singolo video virale di un utente può attirare l’attenzione di milioni di consumatori dall’oggi al domani. Le aziende devono dunque imparare a muoversi alla stessa velocità dei clienti. Per farlo è indispensabile essere agili, ossia comprendere le sfide di business a maggior valore aggiunto, prioritizzarle e affrontarle con focus sull’ottenimento quanto prima di risultati concreti e misurabili.
Sostenibilità, per riconoscere il ruolo chiave che le catene di approvvigionamento svolgeranno nella transizione verso un’economia pulita e socialmente giusta. Le aziende che cercano di evitare i crescenti rischi reputazionali e normativi derivanti da scarse prestazioni ESG sono costrette ad agire poiché il mercato riconosce un ruolo ormai centrale alla sostenibilità delle imprese. Di primo impatto questo tema può esser visto come una barriera normativa che comporta costi extra, ma se si considera la crescente attenzione dei consumatori verso la sostenibilità delle filiere produttive, è presto chiaro che ESG rappresenta un grande driver per generare un nuovo vantaggio competitivo.
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